L’Assemblea generale della Filctem Cgil esprime la forte preoccupazione per uno scenario sempre più caratterizzato dalle sistematiche violazioni del diritto internazionale, dalla ancor più marcata delegittimazione degli organismi sovranazionali deputati a regolare le relazioni tra gli stati e risolvere le controversie, da una irresponsabile corsa al riarmo, e condanna il moltiplicarsi degli scenari di conflitti sempre più caratterizzati dalla pianificazione di attacchi indiscriminati contro i civili.
L’elenco degli scenari di guerra si è allungato come mai prima d’ora dalla seconda guerra mondiale.
L’aggressione della Federazione Russa alla Repubblica Ucraina che intende negare il diritto all’autodeterminazione di quel popolo e che si protrae orami da più di tre anni.
L’azione militare condotta da Israele a Gaza, iniziata dopo l’inaccettabile, disumano e criminale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, ha ormai assunto i connotati di una azione genocidaria - arrivando fino al blocco degli aiuti salvavita - finalizzata alla eradicazione del popolo palestinese dalla Striscia con ogni mezzo. Strategia che Israele persegue da decenni, spesso nel silenzio colpevole della comunità internazionale che non può restare indifferente o limitarsi a mere dichiarazioni. È urgente un immediato cessate il fuoco, la fine delle azioni militari israeliane a Gaza e delle incursioni contro la popolazione palestinese anche da parte dei coloni israeliani in Cisgiordania, il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e il ripristino degli aiuti umanitari assicurati dall’ONU. Contestualmente deve riprendere il percorso diplomatico di pace finalizzato a risolvere finalmente la questione Palestinese attraverso la formula dei “due Stati per due Popoli”
L’escalation del conflitto in Medioriente, partita con l’iniziativa Israeliana in Palestina ma non casualmente estesa a Siria, Yemen e Iran, giustificata come azione di contrasto al terrorismo o a regimi autoritari, appare sempre di più come disegno di estensione di influenza sull’area, come sembra confermare il coinvolgimento dell’amministrazione USA, preceduto significativamente a maggio dalla visita “commerciale” nei Paesi Arabi (Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti).
E ancora, Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Sudan in Africa, e Pakistan e India (Kashmir), Myanmar in Asia, sono solo i più citati dei 56 teatri di guerra in atto nel mondo.
A cui si aggiungono le minacce USA nei confronti di Canada e Groenlandia.
Un numero che continua a crescere in un contesto più generale che con la delegittimazione degli organismi internazionali vede crescere i regimi autoritari – anche dove si svolgono regolari elezioni - , l’arretramento delle libertà democratiche, la repressione nei confronti del dissenso, delle minoranze, dei migranti e dei sindacalisti.
Il coraggio e la forza di chi si oppone ai regimi illiberali vanno sostenuti rafforzando l’azione degli organismi internazionali e la pressione delle opinioni pubbliche e non con la dottrina della “esportazione della democrazia” per via militare. La prepotenza delle aggressioni degli Stati su altri Stati va affrontata distinguendo tra aggredito e aggressore, sostenendo il diritto incomprimibile all’autodeterminazione dei popoli, rafforzando l’azione degli organismi e delle corti internazionali.
La reazione europea al nuovo disordine geopolitico appare inadeguata e insufficiente. Inadeguata per la scelta di una rincorsa al riarmo dei singoli paesi, perseguita attraverso il piano Rearm-EU (oggi Readiness 2030), con addirittura l’utilizzo di risorse comuni, dei fondi di coesione o la deroga alle tutele del lavoro, per l’incremento delle spese Nato al 5% del PIL e non ha nulla a che vedere con la costruzione di una politica estera e di difesa dell’Unione. Insufficiente per l’incapacità di agire qualsiasi ruolo diplomatico congiunto, che consegna l’Europa tutta alla irrilevanza negli equilibri mondiali, succube del ritorno alle sfere di influenza e anche possibile vittima commerciale, come la vicenda dei dazi commerciali USA (guerra condotta con altri mezzi) e dell’esercizio del controllo sulle materie prime strategiche sta dimostrando.
Nei paesi più sviluppati del primo mondo crescono in modo significativo le disuguaglianze sociali e l’obiettivo di uno sviluppo equilibrato non viene perseguito e torna anzi prepotente un atteggiamento muscolare anche nelle relazioni commerciali. A cui si unisce una sempre maggiore pressione delle oligarchie economiche che impongono le loro agende di deregolamentazione fiscale, economica e sociale.
Questi scenari determinano il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro con l’impoverimento e la marginalizzazione di fasce sempre più ampie di popolazione e hanno come conseguenza la crescita del consenso delle estreme destre che cavalcano questo disagio, ma una volta al potere attuano politiche ancora più muscolari e regressive.
Come Filctem Cgil non intendiamo restare passivi di fronte al ritorno della guerra quale strumento di risoluzione delle controversie internazionali, non tolleriamo le continue violazioni del diritto internazionale, né ci rassegniamo al declino del ruolo degli organismi internazionali.
L’assemblea generale Impegna l’intera organizzazione nelle mobilitazioni del movimento sindacale italiano, europeo e internazionale contro le guerre e la corsa al riarmo, per chiedere alle Istituzioni italiane, europee ed internazionali un’azione decisa e urgente per un immediato cessate il fuoco in tutti gli scenari di guerra, per affermare la pace , per la difesa del diritto internazionale, il rispetto delle deliberazioni degli organismi e delle corti internazionali, la difesa dei principi e delle regole democratiche (ODG votato all'unanimità dall'assemblea generale della Filctem Cgil l'8 luglio 2025).