Lo scorso 2 agosto, in videoconferenza, si sono incontrati la struttura commissariale di Sanac, le Segreterie nazionali e territoriali e il coordinamento delle RSU di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil. L’azienda ha dato informazioni circa l’esito della gara e circa la proposta di acquisizione da parte della Soc. Dalmia, azienda con sede in India.

La sintesi dell’incontro

“Questa discussione tra le parti, che ha avuto una durata più lunga del previsto e che non ha portato alla soluzione sperata dell’acquisizione del gruppo è stata ostacolata fondamentalmente da due grandi criticità: è emerso infatti la volontà da parte di  Dalmia di costituire una Società  in Italia a responsabilità limitata (SRL) per l’acquisto di Sanac , evitando in questa maniera, di ricostituire il fondo di garanzia chiamato Performance Bond necessario come garanzia per coprire tutti gli obblighi contrattuali. Altro elemento di non conformità circa le linee guida del bando di gara, risiede nella richiesta di Dalmia circa la possibilità di abbassare il numero degli addetti in fase di aggiudicazione del bando, riducendo di fatto il numero del personale”, si legge in un comunicato di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil.

“Questa condizione – prosegue la nota - ha fatto recedere la Struttura Commissariale da un possibile accordo sulla cessione definitiva di Sanac, unitariamente altresì alla mancanza di garanzie sufficienti sul piano industriale e per la cessione degli asset, riprendendo, per logica conseguenza, le interlocuzioni con il  MiSE, per rappresentare la situazione determinatasi e la necessità di riaprire un  nuovo bando di gara per l’assegnazione del gruppo, che i Commissari auspicano possa  partire da settembre p.v. Come organizzazioni sindacali – prosegue - siamo rimasti stupidi ed indignati per come si sta evolvendo la situazione, che al momento, non  trova nessuna prospettiva industriale, nonostante si siano succeduti ben due bandi di gara, nei quali nessuna manifestazione d’interesse ha dimostrato di avere basi solide per l’aggiudicazione e con un ulteriore bando che presumibilmente avrà vita nel mese di settembre, ma che rischia di nascere già con esiti incerti e con lungaggini di natura tecnica che (per quanto riferiscono i Commissari) potrebbero portare i tempi di assegnazione almeno fino a gennaio/febbraio 2023 .

Ancora una volta abbiamo evidenziato che, a nostro avviso, le vere responsabilità di questa situazione sono in capo, da un lato ad Acciaierie D’Italia, che, seguendo logiche di mercato incomprensibili, dal mese di giugno 2021 non fornisce più ordinativi, e che inoltre, deve ancora saldare circa 30 milioni di euro di fatture arretrate. Ma d’altra parte forti responsabilità sono attribuibili al Governo ed al MiSE che non ha saputo imporre ad Acciaierie D’Italia, azienda questa partecipata dallo stato, una linea industriale corretta, che avesse il fine di salvaguardare un gruppo come Sanac (a sua volta in gestione dello Stato), che rappresenta un pilastro per la struttura siderurgica ed industriale del nostro Paese”.

“Nella seconda parte della discussione – insiste la nota - abbiamo affrontato le prospettive produttive e occupazionali di fronte a questa nuova situazione e la modalità per arrivare al nuovo bando di gara. I Commissari, a fronte di un incremento dei volumi produttivi di circa il 15% provenienti dal mercato e clienti terzi non ascrivibili ad Accieierie D’Italia e che farebbe intravedere un certo dinamismo sul mercato dei refrattari, dichiarano che Sanac avrebbe tuttavia un’autonomia finanziaria in termini di liquidità che garantirebbe la sostenibilità aziendale solo fino ad ottobre. Mentre, la continua assenza di commesse, verso Acciaierie D’Italia ed in particolare verso lo stabilimento di Taranto, ridurrebbe le attività produttive aumentando, conseguentemente, l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria, con particolare riferimento ai siti di Grogastu e di Vado Ligure. Aumentando il numero complessivo dei lavoratori collocati in ammortizzazione sociale dagli attuali 80 a circa 150/160. Abbiamo immediatamente contestato questa proposta, sottolineando che una sospensione produttiva di tale consistenza, che tra l’altro colpisce in maniera estremamente evidente solo alcuni degli stabilimenti, avrebbe potuto avere riflessi negativi sul nuovo bando di gara, soprattutto per il mantenimento complessivo dei quatto siti del gruppo e del mantenimento dei livelli occupazionali”.

“Per queste ragioni, dovendo affrontare un periodo di riduzione delle lavorazioni, Abbiamo proposto di spalmare i volumi di produzione richiesti dal mercato, in maniera quanto più equilibrata possibile nei quattro siti, in modo tale da rendere omogeneo l’andamento produttivo degli stabilimenti ed altresì i sacrifici che nostro malgrado i lavoratori dovranno affrontare. La Struttura Commissariale, preso atto delle nostre argomentazioni ha assunto l’impegno di continuare la discussione a riguardo già nel mese di settembre. Fin da ora, il nostro impegno sarà quello di formalizzare una lettera al MiSE per richiedere un incontro per approfondire la situazione Sanac, consapevoli che ormai non si può più procrastinare la definitiva risoluzione della vertenza, che necessita di un impegno da parte delle forze politiche tutte e di senso di responsabilità da parte di chi gestisce la produzione di acciaio sul territorio nazionale. Questo risulta fondamentale, al fine di preservare un importante presidio industriale ed occupazionale del nostro paese, senza il quale si rischierebbe di incrinare la struttura siderurgica italiana in maniera incontrovertibile, sia dal punto di vista delle capacità produttive, sia dal punto di vista dell’autosufficienza, sia dal punto di vista del mantenimento delle professionalità.

“La proposta di Dalmia, ritenuta insufficiente dai commissari di Sanac, fa ripiombare la vertenza in un altro ulteriore stallo. Allo stato attuale non si intravedono soluzioni strutturate a breve termine che lasciano presagire ad una risoluzione definitiva della vertenza. Riteniamo Sanac uno dei cardini fondali per la siderurgia italiana senza la quale non si potrebbero strutturare le corrette politiche industriali di questo nevralgico settore nazionale”. Così al termine dell’incontro Giordano Fumarola della Filctem Cgil nazionale.

Comunicato Filctem, Femca, Uiltec >