“Di politiche industriali bisognerebbe parlarne di più e meglio. Dobbiamo affrontare fasi di trasformazione epocale, un punto di osservazione sono le politiche europee che si sono preoccupate di fissare obiettivi, anche sfidanti, senza accompagnarli con scelte di politica industriale, li hanno fissati senza tenere conto che ogni nazione europea parte da condizioni differenti. Questa disparità di partenza sta generando competizione tra gli stati dell’Unione. Se non c’è un’idea di politica industriale che sostiene il raggiungimento degli obiettivi 2030 e 2050 per l’abbattimento delle emissioni climalteranti e che compensi queste differenze, ci troveremo in una condizione in cui questa competizione aumenterà e aumenteranno i sovranismi e i nazionalismi, perché quello è il terreno delle destre” così Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil, questo pomeriggio dal palco dell’iniziativa POLITICHE INDUSTRIALI organizzato dalla Cgil Puglia a Bari.

“Una volta – ha continuato - i Campioni Nazionali, come Eni e Enel, nei loro piani strategici tenevano conto, perché c’era una politica che ragionava di questi sistemi, degli interessi generali del Paese. Oggi non è più così, non si guarda a cosa servirebbe al Paese per affrontare i cambiamenti, ma solo alle dinamiche speculative del mercato e alla remunerazione degli azionisti. E lo stato è complice perché è esso stesso azionista. Le privatizzazioni fanno parte di questo scenario, noi il 4 marzo sciopereremo contro l’Enel perché sta proponendo un modello di organizzazione del lavoro in cui la parola d’ordine è Esternalizzazione di quelle attività che fa in proprio. Cucendosi addosso un vestito adatto per stare sul mercato e vendersi al miglior offerente, questa è la logica delle privatizzazioni per fare cassa. Quando la Cgil chiede un’agenzia nazionale per lo sviluppo, chiede di istituire un luogo fisico e politico in cui discutere come quelle aziende possano accompagnare il paese in quei processi di transizione.”.

 “La transizione o è giusta e sostenibile, anche dal punto di vista sociale, o altrimenti lascerà sul campo ‘morti e feriti’. E questo lo vediamo ogni giorno, siamo reduci appena ieri dell’incontro al MIMIT per la FOS (gruppo Prysmian, ndr) di Battipaglia che produce fibra ottica di alta qualità, centrale nella transizione digitale. Nei bandi di assegnazione per la posa si sono dimenticati di inserire il livello alto di qualità della fibra, esattamente quella che produce la Fos. Con il risultato che chi sta cablando il paese compra la fibra cinese che costa 2, 5 a km piuttosto che quella della Prysmian di alta qualità a 6 euro. Quei lavoratori tra qualche giorno saranno in cassa integrazione perché il Governo si è dimenticato di scrivere nel bando gli indici di qualità. Se i lavoratori non saranno protagonisti della transizione noi avremo da loro solo resistenza e non resilienza al cambiamento”: ha concluso Falcinelli.

Comunicato stampa

 


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