"Le lavoratrici e i lavoratori di La Perla stanno lottando strenuamente assieme alle loro rappresentanze sindacali anche nelle aule dei tribunali di Bologna, ma questo non è sufficiente. Serve che le massime Istituzioni del Paese, a partire dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, facciano sentire con estrema determinazione il loro peso per evitare che questo prestigioso marchio della moda italiana fallisca a causa di speculazioni finanziarie per le quali continua ad essere vittima”. Cosi la Cgil e la Filctem Cgil nazionale e territoriale, la Uil e la Uiltec nazionale e territoriale riguardo la nota azienda bolognese.

"Ad oggi - continuano -, nonostante il precipitare della situazione: non abbiamo ancora avuto risposta riguardo la richiesta, risalente a novembre 2023, di un altro incontro formale presso il MiMIT; non abbiamo ancora risposta sull’entità dei debiti erariali che il gruppo La Perla ha nei confronti dei diversi istituti; non abbiamo misure normative e fiscali che possano arginare manovre di finanza speculativa a danno di nobili realtà produttive del made in Italy; non abbiamo politiche industriali che indirizzino strategicamente i finanziamenti all’imprenditoria seria".

Per i sindacati "sembra che l'unico ruolo che rivestono le massime istituzioni si esaurisca nel pagare i costi sociali determinati da finanzieri ed imprenditori senza scrupoli che distruggono intere realtà produttive, impoverendo il nostro Paese, portando i soldi in paradisi fiscali ed esternalizzando queste stesse realtà”.

“Il made in italy non sia uno slogan. Il made in Italy sono le lavoratrici e i lavoratori che realizzano questi prodotti di alta manifattura. Il Ministero che si fregia di questo nome deve, con urgenza, prendere una posizione politica con il Governo inglese affinché si creino realmente le condizioni perché il marchio La Perla ritorni in Italia e sia gestito da imprenditori che abbiano a cuore il rilancio di questa azienda storica. Un’azienda - ricordano Categorie e Confederazioni - nata in Italia 70 anni fa, con uno stile unico, che nelle sue etichette manifesta tutta la sua appartenenza al tessuto produttivo nazionale, con maestranze dalle competenze uniche a livello internazionale. Rifiutiamo l’idea che l’unica priorità dei liquidatori inglesi sia rappresentata dai crediti che vanta il fisco londinese".

"È necessaria - ribadiscono in conclusione le organizzazioni sindacali - una forte presa di posizione politica del Ministero  sulla vertenza. Siamo purtroppo il simbolo della devastazione portata dalla finanza speculativa e perpetrata sulla carne viva di chi lavora oggi e che vorrebbe lavorare nel Made in Italy nel prossimo futuro".

Comunicato stampa

 Agg. 19/1. Nota Filctem, Uiltec Bologna

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