L’intervento del segretario generale della Filctem, Marco Falcinelli.
“Condivido la relazione di Judith (Kirton-Darling, segretaria generale di IndustriAl Europe, ndr) e ringrazio anch'io per il lavoro importante che IndustriAll Europe svolge quotidianamente. Il documento Sindex, che ha fatto la fotografia dei 18, 19 settori industriali, è un documento molto importante. E noi dovremmo provare a non considerarla solo come una fotografia o un'analisi dello scenario, ma anche capire che cosa ci racconta quel documento”: ha detto il segretario della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, nel suo intervento al Comitato Esecutivo di IndustriAll Europe.
“Per come l'ho visto io – ha proseguito -, per come l'ho interpretato io, quel documento ci mostra un quadro direi impietoso e preoccupante della situazione che c'è in Europa rispetto alla competitività della nostra industria. Nel corso degli anni, la competitività dell'industria europea si è ridotta enormemente. Questo anche per responsabilità della Commissione Europea, che ha ritardato la sua azione, se pensiamo solo che per avere un documento che contenesse scelte di politiche industriali adatte a cogliere gli obiettivi che si erano proposti con il Green Deal, ci sono voluti cinque anni”.
“E in questi cinque anni - ha continuato - l'industria in Europa ha ridotto enormemente la sua competitività. Si continuano a fare scelte da parte dei singoli Stati e questo non fa altro che aumentare la competitività e la competizione all'interno dell'Europa, piuttosto che guardare a come competere con le grandi economie del mondo, come gli Stati Uniti e la Cina. E anche i contenuti del rapporto Draghi, che pur era stato indicato e salutato come un documento importante che doveva metterci nella condizione attraverso le opportune risorse economiche di cui dotarlo, nella condizione di competere, in realtà è rimasto lettera morta vista la scarsa dotazione economica che la Commissione Europea ha deciso di affidare a quel progetto. Quindi siamo in forte ritardo da questo punto di vista e i singoli Stati nazionali continuano a mettere in campo scelte che in alcuni casi sfiorano il paradosso, come quello che sta accadendo nel nostro Paese, dove c'è un governo che racconta un Paese che non esiste, dove ci sono oltre 30 mesi di calo della produzione industriale, dove non si fanno scelte rispetto all'individuazione dei settori strategici, l'acciaio, la chimica, dove veramente nel nostro Paese il governo si sta coprendo di ridicolo, perché mentre qui da noi consente e avalla un piano di dismissione della chimica di base proposto dall'ENI, poi si fa promotore in Europa insieme ad altri Paesi, di un documento dove invece afferma la necessità che l'Europa mantenga la produzione strategica di 14 molecole necessarie per mantenere la competitività dell'industria. Siamo al paradosso e al ridicolo da questo punto di vista. Tra l'altro parliamo di un'azienda partecipata, quindi con capitali anche pubblici”.
“E quindi per questo motivo c'è la necessità di rimettere in campo un'azione europea. Io penso che dobbiamo ripartire dal 5 di febbraio. Dobbiamo ripartire da lì, dobbiamo aumentare la nostra mobilitazione e come abbiamo sempre fatto nella nostra storia, le mobilitazioni iniziano con le manifestazioni e se non si ottengono risultati, si concludono con iniziative di sciopero. Io penso che sia arrivato il momento di mettere in campo uno sciopero europeo sull'industria e sulla transizione che di certo non sta avvenendo come noi l'abbiamo chiesta. Non è una giusta transizione quella che si sta predisponendo e continuano a pagarla i lavoratori piuttosto che il sistema più in generale”: ha concluso.


