Nella giornata di ieri è stato inviato alle rappresentanze italiane al Parlamento Europeo il documento congiunto sottoscritto dalle segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil in merito al voto che lo stesso Parlamento Europeo esprimerà il prossimo 22 novembre in tema di imballaggi e rifiuti di imballaggio (PPWR).

Testo del documento

Da un paio d’anni si discute a livello europeo di un Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio della Commissione europea (PPWR). Questa azione legislativa nasce con l’idea di abrogare la direttiva 94/62/CE e di modificare il regolamento UE 2019/1020 e la direttiva UE 2019/904 poiché persistono quadri normativi nazionali disomogenei e una crescita della produzione di rifiuti da imballaggio (plastica, vetro, carta, metallo, …) anche a fronte delle nuove abitudini di consumo. Queste filiere nel loro complesso producono un fatturato nell’Unione europea di 370 miliardi di euro/anno, per questo sono strategicamente ed economicamente importanti anche nell’ottica di un’economia circolare sostenibile in linea con il Green Deal europeo.

Il prossimo 22 novembre il Parlamento europeo voterà la posizione finale sulla proposta di Regolamento approvata dalla commissione ambiente il 24 ottobre u.s.

Nel merito, dal nostro punto di vista è necessario sostenere e rafforzare l’economia circolare che ha caratterizzato il nostro Paese, non solo per valorizzare il modello industriale e gli investimenti pubblici e privati di questi anni, ma per garantire una giusta transizione anche da un punto di vista sociale.

L’ambizione ambientale proposta nel regolamento non è accompagnata da un’equivalente ambizione sociale: la creazione di posti di lavoro di qualità, il rafforzamento della contrattazione collettiva con il coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali a livello settoriale e aziendale, la formazione e l’apprendimento professionale permanente e misure di protezione sociale, una grande attenzione alla salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, inclusa la salute pubblica, maggiore equilibrio nella parità di genere e generazionale.

Infatti, la filiera della gomma plastica (fabbricazione di materie plastiche in forme primarie, fabbricazione di macchinari per la produzione di gomma e plastica, produzione di articoli in plastica e gomma, recupero e riuso) vede 1,6milioi di addetti in Europa, l’Italia è quarta in UE per numero di addetti, e un fatturato di 290 miliardi di euro, l’Italia è seconda in Europa sia per unità locali che per fatturato e valore aggiunto, con una forte vocazione

internazionale. Il settore del vetro occupa 28mila addetti in Italia, con un valore aggiunto e contributo sul PIL di 2,5 miliardi di euro.

Per queste ragioni l’impostazione della proposta di regolamento, pur partendo dai principi della giusta transizione, solleva alcune preoccupazioni specifiche per i settori che rappresentiamo e alcuni interrogativi sulla reale capacità attuativa dei governi nazionali e delle amministrazioni locali, rispondendo così alla necessità di omogenizzazione tra paesi europei che hanno modelli industriali di produzione e gestione dei cicli/filiere storicamente diversi.

Nel merito riportiamo solo alcuni esempi: gli obiettivi di riduzione dei rifiuti non possono essere generali, ma è necessario introdurre criteri specifici per ogni materiale; il vetro dei contenitori, anche il riutilizzo del rottame come materia prima,  è già riciclato in alta percentuale, nel nostro Paese e in altri, quindi è opportuno lavorare per aumentare questa percentuale e non introdurre nuove tecnologie; in alcuni casi la valutazione del ciclo di vita dell’impronta ambientale di un articolo di imballaggio riciclabile (monouso) è migliore di quella di un articolo riutilizzabile – posto che l’etichetta “riutilizzabilità” non fornisce indicazioni precise sul numero effettivo di circolazioni; non esiste, ad oggi, un luogo di confronto in cui tutti i soggetti coinvolti (rappresentanti dei lavoratori, produttori, fornitori di tecnologie, …) possano confrontarsi in merito agli effettivi criteri di riciclaggio e agli atti delegati/attuativi che discenderanno dalla proposta di regolamento.

È necessario quindi procedere e rafforzare il modello virtuoso dell’economia circolare e del riciclo, sia meccanico che chimico, che hanno portato ad un forte insediamento industriale (il riuso non è un procedimento industriale), all’innovazione delle tecnologie e ad una maggiore sostenibilità ambientale, ponendoci contestualmente obiettivi ancora più sfidanti e in continuità con la storia italiana degli ultimi 30 anni, nell’ottica di rafforzare la sostenibilità ambientale, economica e sociale, di creare posti di lavoro di qualità, di ridurre sia gli sprechi di materie prime sempre più scarse (acqua, energia, alimenti) sia la produzione di CO2.

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